Valditara strumentalizza il femminicidio di Giulia Cecchettin mentre questo governo porta avanti politiche repressive e discriminatorie, anche dentro la scuola.
Il protocollo “Educare al rispetto: azioni condivise per prevenire ogni forma di violenza sulle donne attraverso il contrasto a stereotipi e discriminazioni di genere”, firmato qualche giorno fa dal ministro dell’istruzione e del merito Valditara e dalla Fondazione Giulia Cecchettin, non basterà ad affermare una cultura educativa di prevenzione ai femminicidi. Piuttosto elude il problema: i femminicidi non sono conflitti finiti male, sono l’esito del sistema patriarcale ed eterosessista la cui esistenza è negata dallo stesso Valditara.
Nel testo non si affronta il cuore del problema, come non si parla neanche una volta di omolesbobitransfobia, che condivide la stessa matrice con la violenza maschile contro le donne: continuare a fare finta che non esista è un’omissione colpevole, violenza essa stessa. Il protocollo firmato nei giorni scorsi, inoltre, è un accordo in cui il ministro ancora una volta misconosce il lavoro che da anni portano avanti le realtà impegnate sul campo: non interpellando né dando un ruolo ai Centri Anti Violenza e alle tante associazioni che si occupano di prevenzione primaria.
Quella di Valditara appare come un’operazione di facciata, che non stanzia fondi né tanto meno propone iniziative sistematiche e strutturali per operare un cambiamento reale. Il ministro fa un uso colpevole e strumentale del corpo delle vittime di femminicidio, ripulendosi la faccia con il loro nome mentre lui e questo governo continuano a sostenere ideologie sessiste, razziste e transfobiche, portando avanti politiche discriminatorie e repressive ferocissime. Tutte si ritrovano nella scuola in tanti modi: si mette il bavaglio al corpo docente, si criminalizzano le lotte studentesche, si disciplina il corpo delle persone studenti, si nega la matrice che fonda tutte le violenze di genere.