L’ideologia gender non esiste nelle scuole, ma in Parlamento sì.
Riflessioni di Educare alle differenze a seguito dell’Audizione presso la Commissione VII Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati in merito alla Risoluzione dell’Onorevole Sasso della Lega Adozione di linee guida volte a favorire il rispetto delle differenze nel sistema scolastico.
Roma, 11 giugno 2023 – La Rete Educare alle Differenze ha partecipato oggi a un’audizione presso la Commissione VII Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati in merito alla risoluzione presentata dall’onorevole Sasso (Forza Italia), che propone l’emanazione di linee guida per allontanare la cosiddetta “ideologia gender” dalle scuole. Con noi, Lorenzo Bernini, docente presso l’Università degli Studi di Verona e Giovanna Vingelli, docente presso l’Università della Calabria.
La Rete Educare alle Differenze, durante l’audizione, ha sottolineato come l’”ideologia gender” sia una pericolosa invenzione di chi si rifiuta di riconoscere che tutte le persone debbano godere di pari dignità e diritti, indipendentemente dalla loro identità di genere e dal loro orientamento sessuale. Questo concetto, strumentalmente diffuso, non fa che alimentare odio e violenza, invisibilizzando le vite delle donne e della comunità LGBTQIA+, esposte ogni giorno a violenza, discriminazioni e sottrazione di diritti.
Anche le considerazioni di Giovanna Vingelli cominciano sottolineando che “davvero ci sarebbe bisogno di linee guida volte a favorire il rispetto delle differenze nel sistema scolastico e infatti sono numerose le organizzazioni internazionali, le comunità accademiche, le organizzazioni e i movimenti che sostengono da tempo la necessità di introdurre l’educazione alle differenze, all’affettività e alla sessualità, l’educazione di genere, nei curricula scolastici”. Ricordiamo che l’Italia è uno dei pochi paesi membri dell’Unione Europea in cui l’educazione sessuale e affettiva non è obbligatoria a scuola.
Episodi di violenza e bullismo si stanno diffondendo sempre di più, anche tra le fasce più giovani della popolazione. La scuola, spesso con risorse limitate, è chiamata a dare risposte a queste situazioni e per farlo necessita di formazione e fondi, non di campagne di odio o di confusione. La scuola è infatti uno dei primi luoghi dove si manifestano gli effetti del cambiamento sociale: identità personali e collettive da sempre marginalizzate stanno acquisendo sempre più rappresentazione e riconoscimento all’interno degli spazi educativi. Parliamo di persone con background multiculturale e migratorio; persone con identità di genere e orientamenti sessuali, romantici e relazionali che vanno oltre l’eteronormatività; persone socializzate come donne che acquisiscono sempre più autodeterminazione; persone neurodivergenti e neuroatipiche; persone con corpi non conformi agli standard socialmente imposti; persone con disabilità che rivendicano l’accessibilità e l’attraversabilità degli spazi pubblici. Quotidianamente, queste soggettività portano all’interno della scuola i loro bisogni e le loro rivendicazioni, spesso le risposte che ricevono sono indifferenza, autoritarismo, manganelli.
Contro di loro, è anche questa vulgata reazionaria che trasforma la categoria analitica del genere in “cospirazione ideologica che genererebbe conseguenze antropologicamente devastanti”, continua ancora Vingelli.
La Risoluzione dell’Onorevole Sasso non cita neanche uno studio scientifico a sostegno, commenta Lorenzo Bernini: “Come unica fonte, cita l’intervento di Bergoglio al convegno Uomo-Donna immagine di Dio. Nella recente dichiarazione Dignitas infinita, pubblicata dal Dicastero della dottrina della Fede, che una volta si chiamava “Santa inquisizione”, quella stessa citazione di Bergoglio viene utilizzata assieme ad altre non solo per diffondere panico anti-gender, ma anche per sostenere che le terapie di affermazione di genere per le persone trans, che l’ordinamento giuridico italiano autorizza dal 1982, offendono la dignità umana”.
Opinioni di questo genere da parte della Chiesa cattolica non stupiscono, ma ci inquieta che siano la base di una Risoluzione presentata in Parlamento.
Inoltre, la risoluzione proposta dall’on. Sasso continua a minare la libertà d’insegnamento del personale docente della scuola italiana. Sottolinea ancora Giulia Selmi di Educare alle differenze: “Negli ultimi mesi abbiamo assistito alla pericolosa restrizione della libertà di insegnamento e di espressione dell* insegnanti, con decreti legislativi e sentenza punitive nei confronti di chi ha espresso la propria opinione rispetto al genocidio del popolo palestinese o chi ha parlato di educazione sessuale nelle classi. L’Italia continua a essere una dei pochi paesi europei senza una legge sull’educazione sessuale ed affettiva, con gravi conseguenze per l’educazione delle giovani generazioni su queste tematiche, lasciata a contenuti online spesso inadeguati e che riproducono stereotipi e violenze”. Dopo oltre un decennio di esperienza sul campo, la Rete Educare alle Differenze ha dimostrato che per contribuire alla creazione di una società più equa, inclusiva e giusta, e per prevenire violenze, dispersione scolastica, bullismo e femminicidi, è necessaria un’educazione efficace basata sull’ascolto e il dialogo, non sulla disciplina e la paura. È cruciale che ogni differenza sia percepita come valore e non come minaccia, e che ogni persona che frequenta la scuola possa incontrare ascolto e accoglienza. Ciò sarà possibile non attraverso solo la costruzione di comunità educanti accoglienti e plurali, e non attraverso leggi, atti governativi e linee guida conservatrici e clericali, che vogliono delegittimare l’esistenza di tutte le soggettività che non si conformano a rigidi confini ideologici.
Vedi l’audizione -> https://webtv.camera.it/evento/25560