La nostra segnalazione sul libro di seconda elementare edito dal gruppo editoriale Raffaello ha avuto una risonanza anche per noi inaspettata. L’editore ha preso atto delle critiche, riconosciuto l’errore e ha modificato la vignetta in questione per la versione online e per le future ristampe.
Siamo ovviamente orgoglios* di questo risultato ma ci teniamo a ribadire il senso del nostro lavoro, su un tema che meriterebbe una discussione ampia e approfondita.
Per prima cosa non vi era alcun intento di suscitare una gogna mediatica contro le autrici o la casa editrice, né desiderio di censura.
Le autrici del libro Le avventure di Leo, che al suo interno contiene anche pagine attente alla valorizzazione delle differenze, hanno sottolineato come “l’intento della vignetta incriminata non aveva l’intenzione di essere razzista, bensì al contrario di esprimere il desiderio ardente di un bambino di padroneggiare la lingua, perché si sforza di comunicare e di integrarsi in una nuova realtà.” Eppure quell’illustrazione, in quel contesto, continua ad apparirci indifendibile e portatrice di stereotipi radicati e dannosi, per quanto forse inconsapevoli.
Negli anni come Rete e come singole associazioni abbiamo segnalato diversi casi, e come nel caso della Grammatica delle lingua italiana per stranieri di Alma edizioni che proponeva un esercizio clamorosamente sessista, abbiamo ottenuto grazie alla diffusione della protesta che si arrivasse a delle scuse ufficiali e alla modifica del testo.
Quello dei libri di testo, che entrano quotidianamente nelle classi e che troppo spesso sono ancora gli unici libri sfogliati da tant* bambin* e ragazz*, è da sempre un tema centrale nei laboratori e nei confronti dei nostri incontri annuali. La sotto-rappresentazione nelle immagini e nei testi delle donne, delle persone con disabilità, della diversità del colore della pelle e dei tratti somatici, delle differenti culture, di corpi e delle soggettività non conformi e della pluralità di composizioni familiari. E ancora il perpetuarsi di stereotipi di genere e di ruolo, di mamme che stirano e papà che lavorano, ma anche di neri calciatori accanto a bianchi scienziati, e il sessismo sotteso in tante frasi ed esercizi sono diffusissimi e trasversali.
Lavori come quello di Irene Biemmi prima (Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari, Rosenberg&Sellier, 2010) e di Cristiano Corsini e Irene Scierri (Differenze di genere nell’editoria scolastica. Indagine empirica sui sussidiari dei linguaggi per la scuola primaria, Nuova cultura, 2016) ci restituiscono un panorama dei libri di testo avvilente e il codice di autoregolamentazione prodotto alla fine degli anni Novanta nell’ambito del progetto Polite per contrastare la presenza di stereotipi sessisti nei libri scolastici è fondamentalmente disatteso. Per non parlare del grande tema dell’esclusione delle donne e delle differenti prospettive culturali dalla Storia, dalla Letteratura, dalla Filosofia e dalle Scienze, su cui segnaliamo il recente gruppo di insegnanti Indici paritari.
Per questo crediamo di dover continuare con serietà e rigore a segnalare casi come questo e a lavorare quotidianamente per offrire un altro genere di immaginario, più ricco, inclusivo e aperto dentro la scuola.
Perché la valorizzazione delle differenze, l’antirazzismo, l’antisessismo e il diritto di ognun* di vedersi riconosciut* e rappresentat* sono al centro delle nostre lotte.